Di quegli anni ’90 televisivi che se ne sono andati e che non torneranno mai più

Quello che segue è uno dei tantissimi post che erano rimasti in bozza. Lo pubblico però adesso, così, al volo e sicuramente un po’ incompleto perché… beh, lo scrivo nel testo sotto 🙂

Era trovando per caso su Pinterest la seguente immagine, che in realtà è tratta da questo post.

Che fine ha fatto One Bim Bum Bam

E se anche mi ha fatto sorridere tantissimo e ripensare alla misteriosa sparizione improvvisa di Uan (che diciamocelo: fa il paio con l’altrettanto misteriosa sparizione di Mauro Repetto degli 883), dall’altra mi ha riempito un po’ di nostalgia per quell’infanzia che ora sembra lontana e spensierata e per il mondo televisivo degli anni ’90 che è ormai finito.

Era il periodo delle trasmissioni contenitori, ognuno con la sua mascotte. Tre reti si contendevano il pubblico più piccolino: la mattina e a pranzo con Ciao Ciao su Italia 1*, mentre il pomeriggio era il turno di Rai Uno con Solletico (con Mauro Serio e la figlia di Mara Venier che per me rimarrà sempre la figlia di Mara Venier ) e di Canale 5 con Bim Bum Bam e Uan.

stellarisEra il periodo dei giochi interattivi fatti con il telefono da casa (e io non potevo neanche provare a partecipare perché avevo ancora il telefono a disco e serviva invece un telefono con tasti e toni). Era il periodo delle storie interattive di Stellaris, videogioco prodotto dalla italianissima Sacis che è poi sparita nel nulla. Era il periodo in cui Cristina D’Avena cantava ogni singola sigla dei cartoni animati (beh, forse lo fa ancora adesso). Era il periodo di Alessandra Valeri Manera che produceva ogni singola sigla dei cartoni animati. Era il periodo in cui dovevi convincere ogni poco i genitori a comprarti l’ennesimo volume di Fivelandia, mentre poco prima di Santa Lucia c’era l’appuntamento col Coro dell’Antoniano e dello Zecchino D’Oro, con la mai troppo adorata Mariele Ventre.

Certo, non avevamo ancora Mucciaccia e Art Attack, ma c’erano i lavoretti da fare con Fusako dell’Albero Azzurro, sempre al limite dell’edutainment, con Dodo e tutta l’allegra combriccola. I cartoni avevano un certo spessore ed erano spesso disegnati bene, benissimo. E anche se a volte erano produzioni vecchie, vecchissime, spesso mandate in onda all’infinito, come facevi a non sorridere con Heidi e a non avere paura della Signorina Rottenmaier, ad appassionarti alle partite di calcio nei campi kilometrici di Holly e Benji, alle schiacciate di Mila e Shiro, alle avventure di Lupin e Gigen e Ghemon (senza però capire perché prima c’era Fujico e poi puff, dopo spariva, e si chiamava Margot). C’erano Lady Oscar, Lotti e i due Gemelli nati nella mitica Shangai; c’era quella cosa spettacolare de Il Mistero della Pietra Azzurra (che solo dopo anni ho ricollegato allo Studio Gainax, lo stesso dell’amato Neon Genesis Evangelion, scoperto solo quando una tv che faceva musica, che si chiamava Music Television** e che aveva la anime night al martedì sera); c’erano quelle fantastiche serie istruttive di C’era una volta l’uomo, Grandi uomini per grandi idee Esplorando il corpo umano, che hanno gettato le basi per la mia conoscenza storica e anatomica (e le relative collezioni a fascicoli e vuaccaesse e modellino da completare e montare); c’era la Calimero d-d-dance, c’era il cuore sul bracciale di Emy, c’era il sax di Jhonny, c’erano le piscine sulle limousine di quelli di Beverly Hills (con quei disegni così copiati a Il mio nome è Jem) e chiunque voleva avere Denver come amico del cuore o sognare di vivere nel futuro de I Pronipoti. 

siamo quelli di berverly hills

Ma non ho mai capito perché ad un certo punto è iniziato a cambiare tutto.

Sono arrivati i drammi di cuore di Piccoli problemi di cuore, che senza parole bla bla bla bla.

Siamo passati da un Robin Hood che combatteva le ingiustizie a una Rossana che mostrava drammi senza senso e alimentava inutilmente la competizione maschio e femmina. Era un cartone che mi infastidiva. Vi vedevo un ritratto stereotipato di noi bambini (ragazzi, forse, perché ormai eravamo alle medie) maschi che non erano quello che ero io, né tanto meno quello che erano i miei compagni di classe. Non eravamo sboccati, provoloni, agitati, rumorosi, non disturbavamo le lezioni. Non riuscivo a capire come invece alle ragazze quel cartone piacesse tantissimo. Ricordo il fastidio e il nervoso di quando sul pullman in gita si mettevano a cantare quella (oscena) sigla.

Però poi per tenere a bada noi maschietti sono arrivati i Pokémon e i Digimon. O forse potrei dire che sono arrivati i Pokémon e i giochi dei Pokémon e le figurine dei Pokémon e le carte da gioco dei Pokémon e non citare neanche i Digimon che tanto erano tremendi con quei 3d così pronunciati e si vedeva che era solo una misera imitazione fatta male.

Comunque oggi, invece cosa c’è? Non ci sono più quei bei cartoni di una volta, con una trama orizzontale che prosegue su più puntate, quei bei disegni ricercato, quegli stili grafici e tecnici molto differenti tra una cartone e l’altro. L’impressione – sommaria – è che ci si è spostati verso qualcosa di esteticamente più piatto, digitale e meno espressivo, con unità narrative autoconclusive ottime per una fruizione non continuativa della serie o adatta per un palinsesto che propone più volte l’appuntamento con quella serie. Sembra che siano cambiate le tematiche e la profondità del racconto e sia diventato ancora tutto più lontano dalla realtà. Vedo affrontante tematiche più adulte. E le vedo raccontate con un umorismo che non penso possa  essere comprensibile a un bambino.

Ma magari sono solo un nostalgico che è rimasto fermo ai suoi anni ’90 e non è in grado di capire il cambiamento.

Ma magari mi sono sbagliato e gli anni ’90 stanno un po’ tornando, perché Uan è di nuovo fra noi.
O per lo meno: lo trovate su Facebook.

One è tornato (su Facebook)

 

*che bello scoprire solo adesso che Ciao Ciao in realtà esiste dal 1979 e che veniva trasmesso in syndacation. Sembrano cose di ere geologiche fa, eppure sono passati neanche 40 anni.

**pensiamo a #AddioMTV. Piange un po’ il cuore pensare che l’emittente – che ha già subito un sacco di trasformazioni – creare un canale MTV Music per trasmettere musica (perché farlo se già ti chiami Music Television? Non dovrebbe essere insito nel tuo DNA?) perché la programmazione del canale principale e oggi vederla invece diventare MTV8, con un forte rebranding che ha enfasi sull’8 e sapere che sarà destinata a diventare TV8 dalle mani di Sky, che si accaparra così un’ottima posizione nei canali a singola cifra.


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