Sono partito per un’isola deserta e non so se voglio tornare

In questi giorni di tutti contro tutti, di continui dati preoccupanti, di un ulteriore lockdown annunciato via FB, è successa però una cosa bella che mi permette di scappare, lontano.

È uscito Animal Crossing: New Horizons. Lo aspettavo con misto di hype e di preoccupazione di finire di nuovo nel suo tunnel.

Eppure sono contento. Sono contento di aver fatto il preorder e di averci iniziato a giocare dalla mezzanotte di venerdì. Sono contento che sia uscito. Sono contento che sia uscito un gioco così, in questo momento di crisi globale.

Come tutti gli Animal Crossing (e forse ancora di più), è un inno alla spensieratezza. È un’esperienza che riesco a definire solo come soothing senza riuscire a trovare l’equivalente italiano che nella mia mente abbia lo stesso effetto. È una grande gemma nel panorama videoludico del momento che tutti dovrebbero poter godere.

Perché Animal Crossing: New Horizons è tante piccole cose.

È perdere le ore a decidere se in quel punto è meglio mettere una staccionata di ceppi o un gruppo di tronchetti.

È girovagare per tutta l’isola per decidere dove piantare quei preziosi 5 germogli di bambù per creare una foresta di bambù.

È sorridere alle tutte le battute e giochi di parole inseriti in ogni frase, in ogni dialogo, in ogni schermata. E parlarne con una collega e apprezzare il grande lavoro copy fatto.

È sorprendersi di un pesce enorme pescato quasi per caso.

È essere accecati dai colori del tramonto.

È addormentarsi su un sofà colorato sulla spiaggia sotto un cielo stellato.

È farsi cullare dalla sua rilassante colonna sonora.

È ricevere miglia Nook semplicemente per aver parlato per tre giorni di fila con gli altri abitanti dell’isola.

È spendere miglia Nook per comprare una guida all’uso delle tasche.

È conoscere strani personaggi che riescono a strapparti un sorriso con i loro complimenti.

È visitare le isole degli amici e sperare di trovare frutti diversi dalle mie noiosissime arance.

È lasciare una faccina disegnata sulla bacheca dell’isola di un ragazzo conosciuto a Londra ormai non so quanto tempo fa che mi ha scritto su Whatsapp che era tornato in Bulgaria per aiutare la madre sola in questo periodo difficile e che aveva comprato Animal Crossing perché si ricordava che gliene avevo parlato.

È passare sull’isola di Michele e invidiare tantissimo la sua idea magnifica di costruire la propria casa sulla spiaggia.

È vedere casa dall’alto tornando da un viaggio su un’altra isola e ripensare a quando sei davvero su un aereo e la terra che si fa sempre più vicina e tutto torna a una dimensione reale.

È stare su Hangount con un’amica e raccontarle ogni singolo particolare.

È passare la domenica pomeriggio su Zoom con gli amici di sempre e utilizzarlo per continuare a prenderci in giro (fenicotteri, anyone?).

È lo stupore continuo per le piccole scoperte.

È tante belle cose che mi sto dimenticando.

È pensare che non ha una fine, non ha un vero obiettivo.

È la libertà di giocarci un’ora oppure 24 e sapere che tanto non è un problema.

È l’assenza di ritmi imposti, di ansie da prestazione e non ti mette alcuna fretta.

È, alla fine, quel grande inno alla spensieratezza di cui scrivevo all’inizio.

È forse quello che più ci serve, in questo momento.


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