BABOOM: morto un Rdio, se ne fa un altro?

Scopro oggi tramite una newsletter che è online BABOOM, il nuovo un nuovo servizio di streaming musicale nato dalla mente di Kim Dotcom, al secolo già creatore dei defunti Megaupload e Megavideo e di Mega.

Col motto di empowering artists and fan, vuole diventare la piattaforma per permettere a nuovi artisti di emergere, essere scoperti ed essere pagati in modo equo, senza che i big mangino tutti i guadagni rispetto agli artisti meno conosciuti e distribuendo agli artisti il 90% delle revene (con una percentuale nettamente superiore a quella offerta da dalle altre piattaforme. Spotify, ad esempio, offre il 70%) e, con il Fair Trade Streaming assicurano che i guadagni derivanti dall’abbonamento vanno direttamente agli artisti ascoltati da chi paga.

baboom caratteristiche

Inoltre, non vengono offerti servizi di streaming (sia via web che con app iOS e Android), ma anche offrire la possibilità di comprare musica, ascoltarla in formato lossless (caratteristica al momento permesso solo da TIDAL) e caricare la propria libreria musicale per averla accessibile da ogni device (proprio come fa Apple Music con la sua libreria musicale di iCloud). 

A livello di UI la piattaforma sembra ben fatta e orientata totalmente alla scoperta di nuova musica, tra nuove uscite, trending tags e contenuti selezionati dallo staff; tutta la parte social sembra spinta all’ennesima potenza, potendo seguire artisti ed etichette e (presumo) utenti, con un feed che mostra non solo le azioni dei publisher, ma che offre un certo rilievo ai contenuti con cui gli utenti stanno interagendo.

BABOOM UI

 

A livello tecnico il servizio sembra offrire tutto il meglio delle diverse piattaforme con una grossa limitazione: l’assenza dei grandi artisti.

Al momento sembra dovuto da una strategia di posizionamento ben preciso, ma in un periodo in cui Rdio, forte di almeno 5 anni di esperienza e di una delle migliori UX del settore, ha annunciato la bancarotta, venderà alcuni key assets a Pandora e sta chiudendo progressivamente i suoi servizi, c’è spazio in questo mercato – che tra gli altri problemi è ancora troppo influenzato dagli atteggiamenti retrogradi di certi artisti – per un nuovo player?

Riuscirà BABOOM a fare massa di utenti e arrivare al break even point per poter sopravvivere, pur rivolgendosi ad una serie di nicchie di mercato?

Ce la farà ad attirare inserzionisti che possano supportare un modello freemium sulla carta più equo rispetto a quello dei concorrenti ma anche più difficile da sostenere?


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