IKEA vs. IKEA Hackers

[Per l’update del 19 giugno 2014, clicca qui]

La notizia è arrivata un po’ a ciel sereno qualche giorno fa, aprendo Feedly per i consueti aggiornamenti: IKEA ha inviato una lettera di cease & desist al gestore di IKEA Hackers, community ormai attiva da 8 anni e piuttosto fervente e piena di hack interessanti dei prodotti IKEA, chiedendo il trasferimento del dominio alla società svedese e minacciando azioni legali nel caso in cui ciò non avvenisse:

In that letter they asked that I agree to voluntarily transfer the domain name IKEAhackers.net to them, failing which they reserve the right to take any legal action it deems necessary against me.

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Ma se da una parte comprendo che Jules Yap abbia usato il nome IKEA senza permesso, dall’altra parte c’è da considerare che stiamo parlando di un sito di fan e appassionati (come se Nintendo facesse chiudere Nintendo Life, per dire). Inoltre il sito contiene tutta una serie di consigli e idee che partono da prodotti IKEA e sicuramente ha portato in negozio un po’ di appassionati del DIY o semplici navigatori che si sono imbattuti nelle originali creazioni tramite sito, pinterest o altri canali.

The LEGO Dining Table

Quello che però lascia di più l’amaro in bocca è che – di fronte ad una community costruita con fatica e passione – la prima mossa sia di mandare una lettera da un gruppo di avvocati, minacciando subito di procedere con azioni legali nel caso le richieste non venissero subito esaudite.

Needless to say, I am crushed. I don’t have an issue with them protecting their trademark but I think they could have handled it better. I am a person, not a corporation. A blogger who obviously is on their side. Could they not have talked to me like normal people do without issuing a C&D?

È questo veramente l’unico modo di procedere, oggi? Non basterebbe provare a gestire il problema tramite PR o esperti di online media relation e iniziare subito con dialogo e confronto?

Invece ci troviamo di fronte per l’ennesima volta ad una mega corporation che vuole difendere a tutti i costi il proprio brand (e a proposito: quant’è veramente il danno provocato dall’uso non autorizzato del marchio? ((Giusto per capire la differenza di peso – anche solo online – tra i due soggetti, Alexa classifica ikea.com al 258° posto della classifica mondiale, mentre ikeahackers.net è solo al posto 27.098.))) o i propri prodotti (a IKEA potrebbe non piacere – anche per ragioni di sicurezza degli utenti ed evitare possibili class action in USA – che siano disponibili così facilmente consigli di hacking per i propri prodotti).

La faccenda diventa poi ancora più interessante leggendo il commento di Cory Doctorow ((Cory Doctorow è blogger, giornalista e scrittore, nonché co-editor di Boing Boing. È un attivista a favore della liberazione delle leggi sul copyright e sostenitore delle licenze Creative Commons, che usa anche per i propri scritti che sono distribuiti liberamente online.)) su Boing Boing:

Ikea’s C&D is, as a matter of law, steaming bullshit. There’s no trademark violation here — the use of Ikea’s name is purely factual. The fact that money changes hands on Ikeahackers (which Ikea’s lawyers seem most upset about) has no bearing on the trademark analysis. There is no chance of confusion or dilution from Ikeahackers’ use of the mark. This is pure bullying, an attempt at censorship. I’m shocked to see that Jules has a lawyer who advised her to take such a terrible deal.

[…]

Trademark law is surrounded by urban legends. Trademark does not create the legal right to stop people from making factual uses of a mark (“Ikeahackers” is a site for people who hack Ikea furniture). And while there is a very slim chance of trademarks being “genericized” through a failure to police, this risk is grossly overstated by trademark lawyers (quick, name three modern, active trademarks that have been genericized through a lack of policing), and in any event, you can get the same benefit from offering a royalty-free license as you get from threatening a lawsuit. Finally, trademark is not copyright: there is no parody “defense” (nor is one needed), there is no fair use, there is no need for any of that stuff.

Adesso si vedrà come si evolverà la vicenda, anche se probabilmente assisteremo alla chiusura del dominio e allo spostamento della community sotto un nuovo nome, in modo che Jules possa continuare a sostenere le spese del sito tramite advertising.

Quello che è certo è però il sapore della sconfitta leggendo le parole più tristi che un brand enthusiast possa pronunciare:

I was a just crazy fan. In retrospect, a naive one too.

Altre info via gizmodo

AGGIORNAMENTO del 19 Giugno 2014:

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Jules ha pubblicato un nuovo post che è stata contattata da un dipendete di Inter IKEA Systems BV, che ha espresso la volontà di instaurare un dialogo e trovare una soluzione che possa soddisfare entrambe le parti. Successivamente, su Yahoo! News è stato pubblicato il seguente comunicato:

We want to clarify that we deeply regret the situation at hand with IKEAhackers. It has of course never been our ambition to stop their webpage. On the contrary, we very much appreciate the interest in our products and the fact that there are people around the world that love our products as much as we do.

“We are now evaluating the situation, with the intention to try to find a solution that is good for all involved.”

Adesso non rimane che attendere gli sviluppi 🙂


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Commenti

2 risposte a “IKEA vs. IKEA Hackers”

  1. Avatar Lorenzo Strambi

    Ottima azione per migliorare la Brand Awareness…

  2. […] sito IKEAHackers si è già parlato molto on line e anche dell’intervento di IKEA dell’anno scorso: in cui si contestava la legittimità dell’utilizzo del […]

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