È un film? No, è Max Payne 3

Sono passati mesi da quando alla Games Week di Milano avevo assistito alla presentazione di Rockstar dell’ultima loro fatica, Max Payne 3. Ne avevo scritto ai tempi, ma il post non è mai stato pubblicato. Colgo l’occasione per riadattarlo con l’uscita di un nuovo trailer, pubblicato in fondo all’articolo.

La storia di questo terzo capitolo si colloca 8 anni dopo le vicende del precedente: Max si è trasferito in Brasile a San Paulo e lavora come agente di sicurezza per una famosa e ricca famiglia locale. Ma ovviamente, i guai non tardano ad arrivare. Altrimenti, che Max Payne sarebbe?

Nonostante il radicale cambio di ambientazione, il gioco mantiene le sue dark and gritty origins:  una città come San Paulo permette di sfruttare location così diverse tra loro: passeremo da ville immense e lussuose, a condomini sudici e trasandati (abitati da personaggi surreali), baraccopoli dagli spazi stretti e angusti.

ll bullet time torna ancora più spettacolare di prima: si potrà muovere il mirino a 360° (no, di più: 720°) senza problemi, anche da terra; al momento della final kill partirà una sequenza mozzafiato in bullet cam che insegue il proiettile fino alla morte dell’ultimo nemico presente nella zona; in alcuni casi, la modalità bullet time si attiverà automaticamente per dare enfasi a determinati momenti di gioco direttamente collegati alle sequenze narrative.

L’intelligenza artificiale è stata notevolmente migliorata: i nemici faranno di tutto per cercare Payne, persino mettersi a perlustrare l’intera area, controllando metodicamente ogni angolo senza percorsi predefiniti ma adattandosi alla situazione di gioco.

La cura dei dettagli c’è e si vede: il realismo dei movimenti dei personaggi è impressionante (basti pensare al momento dello shoot dodge quando, mentre noi spostiamo il mirino, vediamo Max Payne ruotare su stesso per prendere correttamente la mira verso il bersaglio, allungando contemporaneamente il braccio non usato verso terra per proteggersi al momento dell’impatto col suolo); le ambientazioni sono ricche di particolari e ogni elemento può essere distrutto, incendiato, fatto eplodere.

Ma ciò che colpisce di più sono le cut-scene: addio narrazione in graphic novel, benvenute tecniche cinematografiche! Inquadrature doppie, montaggi serrati, effetti di blur, transizioni, campi, controcampi e cartelli interattivi (per enfatizzare dialoghi, pensieri o avvenimenti importanti). Il passaggio da momenti di gioco a momenti filmati avvenga senza soluzione di continuità: nessun caricamento, blocco, improvvise interruzione dell’azione. Nulla.

Proprio come se fosse un unico lungo film interattivo.

Il trailer può sembrare pomposo ed esagerato (come il titolo di questo post), ma non lo è. Rockstar, ancora una volta, ha sfornato un ottimo titolo (con buona pace di Remedy Entertainment che si è occupata solo della supervisione).

 


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