Di Mulan e della morte dei cinema

Lo confesso. Sono uno di quelli che ha sempre guardato un po’ stranito i banner promozionali del live action di Mulan su Disney+ che lo mettevano in vendita a 29,99€.

Una vendita che in realtà era un accesso anticipato per il film, che sarebbe stato reso disponibile con l’abbonamento normale a dicembre per tutti.

Mi chiedevo chi è che fosse disposto a spendere quella cifra, per guardarselo a casa, senza l’esperienza del cinema e incapace di aspettare qualche mese per ritrovarlo incluso nel proprio abbonamento.

Ecco: quelle persone disposte a quanto pare sono il 29% dell’utenza Disney+ americana (calcoli fatti dalla società di ricerche 7Park Data). Se i conti fossero corretti, equivarrebbe a un gross income di circa 209 milioni di dollari, rendendo il film un enorme successo, rendendolo redditizio almeno quanto il live action di Aladin che ha sì guadagnato 350 milioni di dollari al botteghino, ma bisogna comunque considerare che il 40% di questa cifra è comunque andato nelle casse dei singoli cinema (via: Den of Geek)

Da questi fatti, Luca parte con una serie di riflessioni interessanti su quello che sarà il futuro del cinema (inteso come arte) e dei cinema (intesi come luoghi), tra regole sanitarie che limitano l’esperienza, grandi produzioni Hollywoodiane posticipate a date scelte più o meno a caso, una voglia di innovare che è mancata quando c’era la possibilità di farlo (e non ora in mezzo a un pandemia globale).

Comunque, tutte le sue riflessioni le trovate al seguente link, che alla fine lui è più bravo di me a scrivere: La morte del cinema (o almeno, dei cinema)


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